buoncristianiL’11 maggio scorso è venuto a mancare Umberto Buoncristiani, punto di riferimento della nefrologia e primo responsabile della Unità di Nefrologia, dialisi e trapianto di Perugia. Un male incurabile veloce e subdolo ha portato via Umberto alla sua famiglia e all’effetto dei sui cari.

Buoncristaini è stato un nefrologo di fama mondiale che ha creato la nefrologia in Umbria partendo prima come assistente del Prof. Gigli, poi diventando primario del Servizio di Dialisi di Perugia. Da allora ha fatto crescere il Centro dapprima facendolo assurgere a Struttura complessa di Nefrologia e dialisi con letti propri e poi ha permesso, incentivato e creato il programma di trapianto renale in Umbria che ha consentito a centinaia di pazienti umbri, e non solo, di abbandonare la macchina per una vita migliore e di maggior profilo.

Ha introdotto, per primo in Umbria e tra i primi in Italia, la tecnica dialitica che ha consentito la vita a migliaia di persone, ha migliorato la terapia domiciliare con innovazioni tali da essere considerato uno dei più importanti nefrologi internazionali esperti di dialisi permettendo la applicazione di sistemi e modalità che ancora oggi tutto il mondo usa, facilitando la qualità della vita a moltissimi dializzati. Ha contribuito in prima persona all’affermazione della Scuola di specializzazione di Perugia, così tanto apprezzata che molti dei giovani nefrologi formati a Perugia hanno trovato collocazione in prestigiosi centri nefrologici nazionali fuori dai confini umbri ed internazionali.

I nefrologi lo ricordano per la creazione del “set ad Y” in dialisi peritoneale rilanciando tale metodica e facendola diventare uno standard, per le prime sperimentazioni della dialisi senza acetato e per la dialisi domiciliare e quotidiana. Le sue geniali intuizioni sono ancora attuali e sono tuttora alla base di nuove sperimentazioni, come per le apparecchiature di dialisi domiciliari quotidiana, ad esempio; e i suoi fondamentali contributi sono tuttoggi ripetutamente citati nella letteratura internazionale.

Ma sarebbe ingiusto non parlare di altri aspetti del suo operato che lo hanno reso simpatico e conosciuto nel mondo nefrologico, sia medico sia infermieristico. Sua, con il collega Nicola Di Paolo, è stata l’idea del Corso di aggiornamento in Tecniche nefrologiche e dialitiche che distribuiva come atti dei convegni libri diventati miti e si svolgeva ad anni alterni tra Perugia e Siena. Sono rimaste leggendarie le partecipazioni a centinaia degli infermieri da tutta Italia, primo esempio di coinvolgimento e partecipazione attiva alla cura nefrologica di tutto lo staff sanitario, così come sono rimasti mitici i momenti conviviali che accompagnavano tali eventi e che lo hanno sempre visto a fianco della adorata moglie Renata.

Al convegno e ai libri si affiancò presto la rivista di Tecniche nefrologiche e dialisi, ora diretta da Marco Lombardi, che ha saputo conservare e preservare un patrimonio di conoscenza e innovazione importante e innovativo per il periodo in cui si svolgeva.

Purtroppo, invece, il corso non è stato salvato, disperdendo un patrocinio di cultura e di tradizione unica. Fortunatamente, il testimone è stato raccolto dall’ANTE, che annualmente tiene un corso con lo stesso format di quelli di Perugia e Siena, che tanto successo riscuote.

Umberto ha poi fondato, insieme al Prof. Andreucci, la FIR, cercando di emulare la NKF, per provare a portare a tutti i livelli l’idea della nefrologia come branca autonoma, indipendente e soprattutto indispensabile nell’ambito della sanità italiana.

Come tutte le persone eccellenti, ha dovuto lottare perché la vita non è stata generosa con lui, colpendolo nei suoi affetti più intimi con la perdita della figlia Cristina. Ha superato con forza e dignità questi momenti e ha continuato nella sua missione per il bene comune. E’ stato vicino alla moglie Renata e accanto a lei ha passato le ultime ore, testimoniandole ancora una volta il suo affetto e il profondo legame.

In sintesi, Umberto ha creato la nefrologia umbra con riconoscimenti nazionali e internazionali di alto livello, non solo testimoniati dall’alto numero di pubblicazioni su riviste scientifiche al top del grading mondiale (alcuni dei suoi lavori sono entrati nel gruppo alla base delle linee-guida americane e italiane sulla dialisi), ma anche per i premi internazionali assegnati alla carriera, premi, riconoscimenti e apprezzamenti che evidentemente non gli hanno permesso di evitare le amarezze e la delusione e tristezza dell’ultima parte della carriera quando, massimo esperto di dialisi, si è visto smembrare il reparto da lui diretto e togliere la responsabilità della sezione di dialisi.

La sua perdita colpisce profondamente pazienti, colleghi, nefrologi italiani, ma soprattutto chi, come noi, nati professionalmente con lui e grazie a lui cresciuti come nefrologi. Abbiamo iniziato giovanissimi e fra tante baruffe, incoraggiamenti e delusioni Umberto ci ha permesso di conoscere la nefrologia spronandoci a fare sempre meglio, e sicuramente dobbiamo ai suoi insegnamenti, alle sue invenzioni e alla sua collaborazione la nostra carriera scientifica e di prestigio nazionale.

Lo ricordiamo con affetto e riconosciamo in lui colui che ha creato e spinto sempre verso il passo successivo ogni iniziativa, non accontentandosi mai dell’ottenuto ma cercando sempre il nuovo e il migliore. Alle volte ci è riuscito altre volte no, altre volte solo in parte, ma ha sempre e comunque voluto costruire, riuscendo a fare della sua struttura uno dei punti di riferimento scientifico internazionale tra i più importanti nel panorama nefrologico.

Ritengo che ad Umberto Buoncristiani sia dovuto il ringraziamento di tutti, istituzioni comprese, per la stima, la considerazione e l’impegno profusi, che hanno portato alla crescita nefrologica nazionale e l’Umbria e Perugia a essere conosciuta e apprezzata nei circoli scientifici nefrologici di tutto il mondo.

Esprimiamo, come Direttivo FIR e come Società Italiana di Nefrologia, che tramite il presidente Santoro ha voluto esprime la sua vicinanza, le condoglianze alla sua adorata Renata e ai figli ricordandolo con affetto.

Pino Quintaliani