Alla base delle differenze tra uomini e donne si trovano meccanismi di tipo ormonale, a cui si aggiungono fattori di tipo genetico ed ambientale, che possono predisporre allo sviluppo di malattie autoimmuni. Alcune di queste, come il così detto lupus eritematoso sistemico (LES) colpiscono molto di frequente l’universo femminile.

Lupus cos’è e chi colpisce

Il lupus eritematoso è una malattia cronica di natura autoimmune che può colpire diversi organi e tessuti. Tra questi il cuore, i polmoni, i vasi sanguigni, il sistema nervoso , il fegato e i reni.

Anche se questa malattia autoimmune può colpire indifferentemente entrambi i sessi, il lupus viene riscontrato con una frequenza ben 10 volte maggiore nelle donne.

Perché le donne sono colpite di più da questa malattia ?

DNA personalized lupus

Diversi sono i fattori alla base di questo dato: biologici, genetici, ma anche ambientali.

Le donne hanno una maggiore risposta immunitaria, amplificata dalla produzione di estrogeni, tipici ormoni femminili.

Anche il cromosoma X è caratterizzato dalla presenza di diversi geni direttamente coinvolti nella risposta immunitaria.

A questo si aggiungono altri fattori ambientali come le abitudini alimentari, gli stili di vita ed ultima, ma non meno importante, la gravidanza

Infatti, la dolce attesa è spesso il fattore scatenante di molte patologie ancora latenti.

Come si manifesta il lupus

Alcuni segni e sintomi più comuni di questa malattia sono facilmente riconoscibili.

Uno molto noto è il rash cutaneo così detto “a farfalla” che colpisce il volto, soprattutto naso e gli zigomi, ma può espandersi coinvolgendo anche cuoio capelluto e tronco.

Sono frequenti le alterazioni muscolo-scheletriche. Fra queste non si possono non citare le artralgie, l’artrite e le mialgie. 

Provocano dolori articolari e muscolari, in alcuni casi anche con deficit di forza.

Altre manifestazioni includono

  • problemi cardiovascolari
  • alterazioni ematologiche
  • sintomi respiratori
  • sintomi a carico del tratto gastrointestinale
  • disturbi dell’umore
  • nefropatie

Quando il lupus colpisce i reni

lupus e reni

Il lupus sistemico può andare a colpire anche i reni generando una condizione detta nefrite lupica.

Viene diagnosticata in circa il 50% delle persone con sindrome lupus, e si sviluppa tipicamente dopo circa 1 anno dalla diagnosi.

Nonostante questo, l’incidenza totale è probabilmente molto più alta.

La nefrite lupica colpisce principalmente quelle componenti dei reni chiamate glomeruli, dei gruppi di capillari che hanno il compito di filtrare sangue ed urine.

Riconoscere la malattia renale associata al lupus sistemico eritematoso

Spesso, l’unica manifestazione di nefrite associata al lupus è la presenza di globuli rossi e proteine nelle urine.

Solo le forme più severe si rivelano con urine schiumose, gonfiori (edema) ed ipertensione, anche combinati insieme.

Il sospetto di nefrite lupica deve sempre nascere quindi per tutti i pazienti con i sintomi del lupus classici, oltre che quelli descritti. E l’unico modo per accertare veramente la presenza o assenza di una malattia renale dovuta al LES sono gli esami specifici.

Esami per lupus eritematoso sistemico e nefrite

Per diagnosticare queste condizioni patologiche inizialmente si può fare ricorso a tre semplici esami di routine:

  • esame delle urine
  • valutazione della proteinuria (le proteine nelle urine di 24h)
  • esami del sangue

La certezza si può ottenere però solo con la biopsia renale.

Anche se un po’ invasiva, è l’unico esame che permette di classificare la patologia e inquadrarla nel corretto stadio in modo da impostare una terapia efficace.

Lupus come si curaimmunosoppressori lupus-compressed

La cura di routine per il lupus comporta di solito la prescrizione di un trattamento dell’ipertensione arteriosa.

Questa può essere contrastata andando ad agire su alcuni ormoni: in termini tecnici si parla di modulatori del sistema renina-angiotensina-aldosterone.

Ad uno stadio più avanzato si può ricorrere anche a immunosoppressori (ciclofosfamide, azatioprina…) ed ai corticosteroidi.

Una novità è anche lo sfruttamento, solo in alcuni casi, dei così detti anticorpi monoclonali.

L’aspettativa di vita

Grazie alla diagnosi precoce ed alle nuove terapie, applicate secondo specifici protocolli, oggi più del 90% delle persone con diagnosi di lupus sopravvive per 10 anni e più.

Lo stile di vita è in quasi tutto e per tutto normale, e spesso non ci sono sintomi percepiti dal paziente.

E’ evidente che prevenzione e diagnosi precoce restano le azioni assolutamente fondamentali, perché permettono di iniziare immediatamente un trattamento farmacologico capace di migliorare la qualità della vita della persona, e la sua speranza di vita.

Chiara Nardi e Domenico Santoro
UOC Nefrologia e Dialisi
AOU G Martino
Università degli studi di Messina

Adattamento a cura di Maria Rinaldi Miliani