La dialisi è necessaria quando i reni, per un danno improvviso o protratto nel tempo, perdono completamente le loro funzioni.

Attraverso essa si:

  • rimuovono prodotti di scarto, sali e liquidi in eccesso, che,  accumulandosi,  mettono seriamente a rischio la vita del paziente;
  • aiuta l’organismo a regolare la pressione arteriosa;
  • controllano i valori circolanti di alcune sostanze chimiche fondamentali quali potassio, bicarbonati,fosforo.

Altre funzioni, tra cui il rilascio di ormoni,  vengono,invece, ripristinate solo dal trapianto renale che, pertanto, rappresenta la terapia sostitutiva ideale.

Come funziona l’emodialisi ?

Nell’emodialisi la depurazione è svolta all’esterno del corpo, attraverso il passaggio in un macchinario chiamato “rene artificiale”.

Innanzitutto, è necessaria la presenza di una “porta d’ingresso” del flusso sanguigno da depurare. Essa può essere realizzata in due modi:

  • tramite la FISTOLA (anche conosciuta come fistola arterio-venosa o fistola AV): un’ arteria ed una vena vengono unite attraverso un piccolo intervento chirurgico.
    In genere si preferisce utilizzare i vasi del braccio che si usa meno (se si è mancini: il destro, se si è destrimani: il sinistro).
    La fistola non può essere impiegata immediatamente per eseguire la dialisi, ma dopo un breve intervallo di tempo di circa 6 settimane.
  • il CATETERE VENOSO CENTRALE (CVC): nei casi in cui i reni cessano improvvisamente di funzionare è necessario avviare la dialisi altrettanto rapidamente.
    Si posiziona, quindi, un piccolo tubo flessibile a livello di una vena (in genere del collo o della gamba). Questo tipo di accesso è temporaneo,ma può essere utilizzato a lungo quando non è possibile allestire una fistola.

Da  questi ingressi, la macchina per emodialisi estrae lentamente il sangue e lo “ripulisce”, restituendolo nel circolo sanguigno attraverso un percorso  inverso.

Dove si esegue l’emodialisi e quanto dura una seduta?

L’emodialisi si svolge in ospedale. Esistono,  però, alcuni centri in cui, per determinati pazienti adeguatamente addestrati,è possibile eseguire l’emodialisi domiciliare.

Una singola seduta di emodialisi dura circa 4 ore e si  esegue a giorni alterni, per tre volte a settimana, assistiti da personale medico e/o infermieristico.

Se il paziente presenta  una diuresi residua valida, si possono svolgere anche solo una o due sedute dialitiche settimanali.

La frequenza deve quindi essere sempre personalizzata.

Quali sono le conseguenze dell’emodialisi ? Ci sono complicanze?

E’ possibile ci siano, a volte, delle complicanze date dall’emodialisi.

Includono:

  • Rischio emorragico elevato nel periodo successivo al trattamento dialitico,dovuto ad eventuale permanenza in circolo di eparina, utilizzata per evitare la coagulazione del sangue all’interno del rene artificiale;
  • Infezioni o formazioni di trombi a livello dell’accesso vascolare che devono essere, pertanto, oggetto di continuo monitoraggio con il nefrologo;
  • Disturbi del ritmo cardiaco per una inadeguata rimozione del potassio circolante.

E la dialisi peritoneale? come funziona ?

Nella dialisi peritoneale il sangue è depurato dal corpo del paziente.

Nello specifico si utilizza il peritoneo, il rivestimento che circonda gli organi addominali. La procedura può sembrare complessa, ma a livello pratico è molto semplice.

Attraverso un piccolo intervento di chirurgia locale, si posiziona un catetere peritoneale (diverso da quello per emodialisi) vicino all’ombelico .

Tramite questo tubicino all’interno dell’addome si posiziona una soluzione chiamata dialisato, prelevandola da delle apposite sacche.

Rimanendo il dialisato nella cavità peritoneale, si rimuovono i liquidi in eccesso ed i prodotti di scarto dal sangue. Dopo un certo intervallo di tempo, la stessa soluzione è poi eliminata all’esterno in una sacca diversa.

Questo processo prende il nome di “scambio”. Esistono macchinari che eseguono questi processi automaticamente (APD ovvero dialisi automatizzata) oppure gli stessi possono essere eseguiti manualmente (nella CAPD, dialisi manuale).

Dove si esegue la dialisi peritoneale e quanto dura?

La dialisi peritoneale è eseguita direttamente al domicilio del paziente in un ambiente dedicato, seguendo particolari accortezze che riducono al minimo il rischio infettivo e dopo un opportuno periodo di addestramento.

La durata del trattamento ed il numero di scambi varia a seconda delle esigenze cliniche e dello stile di vita del paziente stesso.

Le metodiche automatizzate sono:

  • integrate con opportuni software di telemedicina che consentono un monitoraggio telematico dei trattamenti, segnalando prontamente eventuali anomalie o irregolarità nell’esecuzione degli scambi;
  • eseguite in genere di notte, consentendo al paziente di poter svolgere la mattina le proprie attività.

Ci sono complicanze nella dialisi peritoneale?

Le complicanze della dialisi peritoneale includono:

  • Infezioni: Il rischio infettivo è elevato se la dialisi peritoneale non è eseguita correttamente, seguendo, cioè, tutti gli step appresi durante il training.
    Si può realizzare, infatti, una infezione del peritoneo (peritonite) o della cute vicina al catetere peritoneale;
  • Ernie: il contenere fluidi nell’addome per lunghi periodi può facilitare un “indebolimento” dei muscoli e la formazione di ernie;
  • Incremento di peso: il dialisato contiene zuccheri.
    Se vengono riassorbiti, forniscono calorie aggiuntive che possono condurre ad un incremento di peso.
    Il controllo della glicemia può, quindi, risultare alterato, specialmente in pazienti affetti da diabete;
  • Malnutrizione e perdita di proteine: con gli scambi peritoneali si perdono proteine, specie se la dieta è inadeguata e ne è povera.

Con le dovute accortezze il rischio può essere ridotto al minimo.

Chi sceglie che tipo di dialisi eseguire?

La scelta del tipo di trattamento dialitico, in assenza di evidenti controindicazioni cliniche, sociali e logistiche è presa dal paziente, che viene supportato in questa importante decisione dal proprio medico nefrologo e dall’intero staff nefrologico.

Deve essere un percorso strutturato di formazione ed informazione del paziente, in modo che la scelta possa essere il più razionale e consapevole possibile.

Come ci si sente durante la dialisi ?

La dialisi non è dolorosa in sé.

E’ possibile, tuttavia, sentirsi particolarmente stanchi durante il trattamento dialitico o subito dopo.

Possono, inoltre, comparire in alcuni casi ipotensione, nausea, vomito, crampi  muscolari o cute secca e disidratata. Se si dovesse avvertire dolore durante la dialisi è un sintomo che qualcosa non va e deve essere avvertito immediatamente il team di cura con il quale si è a contatto.

Come deve comportarsi il paziente fra una dialisi e l’altra?

L’efficacia del trattamento dialitico è fortemente influenzata dal comportamento del paziente nel periodo che intercorre tra  le singole sedute.

E’ importante quindi:

  • seguire le indicazioni dietetiche, evitando alimenti ricchi di sale, potassio e fosforo;
  • controllare la quantità di liquidi assunta ogni giorno;
  • attenersi alla terapia farmacologica prescritta, tenendo in particolar modo sotto controllo la pressione arteriosa e la glicemia;
  • mantenere il proprio controllo emozionale: mantenere la routine quotidiana può sembrare impossibile, specie all’inizio del trattamento. Parlarne con il proprio medico ed accettare l’aiuto di familiari ed amici può essere il primo passo per adattarsi ad una nuova vita.

A cura di: Dott. Giuseppe Leonardi – Nefrologo – dirigente medico presso Asl Brindisi